Semplice Abbondanza

Semplice Abbondanza

abbondanzaE’ il termine usato da Sarah Ban Breathnach per dire che…. le cose semplici, apprezzate e assaporate…, ci fanno vivere nell’Abbondanza, un’abbondanza fatta di cose che già abbiamo, ma che non sappiamo goderci…

Il suo libro “L’incanto della vita semplice” è una sorta di diario, comincia con qualche paginetta per il 1° gennaio e continua così fino al 31 dicembre…, un percorso di crescita che dura un anno, perché lento è il vero processo della consapevolezza
Ma può essere iniziato in qualunque momento dell’anno, cominciando la lettura dalle pagine del giorno in corso, purchè a questo si faccia precedere la lettura di tutto il mese di gennaio, perché introduce i 6 principi che fanno da base a questa “filosofia” della semplice abbondanza, indicando anche alcuni “trucchetti” per metterli in pratica. I 6 principi sono:
La gratitudine (è la base: bisogna prima imparare a rendere grazie di ciò che si ha, tutti i giorni, e uno “strumento” è il Diario della Gratitudine, nel quale annotare ogni sera almeno 5 cose per cui essere grate quel giorno, e se fosse stato un “giorno no”, ci sono sempre 5 cose di cui rendere grazie, come la salute, il tetto che ci copre la testa e costituisce la nostra casa, la famiglia, ecc….).
La semplicità: quando si è grati di ciò che si ha, si impara ad apprezzare le cose semplici, secondo i propri gusti e il proprio cuore, si impara a fare “escursioni creative”, da visite nei negozi di robivecchi-antiquariato, indumenti usati, nuovi complementi di arredo per la casa, una passeggiata nei prati, un caffè gustato, una musica dolce mentre si lavano i piatti, con tanto di olio essenziale profumato che diffonde il suo aroma per casa, la lettura di un libro in veranda, ecc…
L’ordine: apprezzare le cose semplici, pone ordine nella propria vita, fa capire quali sono le cose veramente importanti, le “priorità” e ciò aiuta…, a non perdersi dietro mille cose, mille desideri da inseguire, mille “brame”, e a seguire le cose importanti per il proprio cuore… Anche fare ordine in casa aiuta a fare ordine nei propri pensieri…
L’armonia: essere consapevoli delle proprie priorità, che ovviamente possono essere le cose piacevoli per noi, non solo le nostre responsabilità…, permette di raggiungere una situazione di equilibrio/armonia fra piaceri e “doveri”…, l’agognata serenità…, che ti fa godere a sua volta delle cose semplici…
La bellezza: essere in armonia…, aiuta a essere consapevoli delle cose belle per il nostro cuore…, non solo gli oggetti…, ma anche una passeggiata in una galleria d’arte o in un mercatino dell’usato nella pausa pranzo…., starsene seduti ad ammirare la natura nel bel messo di un prato… Quando ciò che è bello per noi ci avvolge…., che cosa ci manca????
Gioia: esiste la gioia di vivere, non la felicità….! La felicità è un concetto astratto.., si basa sul fatto che riusciamo ad avere e fare tutto ciò che è nei nostri sogni…., ma questo non rappresenta la realtà… Quando riusciamo ad affrontare con serenità le nostre responsabilità e gli ostacoli della vita, grazie a un’armonia interiore.., quando riusciamo a circondarci di cose belle…, ogni difficoltà viene superata…. e siamo capaci di gioire delle piccole e grandi cose, anche di un solo attimo appagante delle giornata, che ci siamo cercate con le strategie della Semplice Abbondanza…. e allora …., abbiamo la gioia di vivere, sempre, e nonostante tutto…!

Strumenti/trucchi di Semplice Abbondanza che Sarah insegna a usare sono: il Diario della Gratitudine, il Diario del Dialogo Interiore, Il Diario Illustrato delle Scoperte (assomiglia al diario dei desideri di Altea!…), la Mappa del Tesoro, La meditazione dello Specchio d’Oro, ecc. ecc. ecc….

da http://energetica.splinder.com

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Il Silenzio

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Il silenzio

Da ” Purificazione della Mente” di Hazrat Inayat Khan

Vi è un detto: ” Le parole sono preziose, ma più prezioso è il silenzio “.

Questo detto risulta sempre profondamente vero. Più ne capiamo il significato, più realizziamo questa verità. Quante volte durante il giorno ci capita di dire qualcosa che sarebbe stato meglio tacere! Quante volte disturbiamo la pace del nostro ambiente con una involontaria mancanza di silenzio. Quante volte riveliamo le nostre limitazioni, la nostre meschinità, la nostra grettezza, che avremmo potuto nascondere, se solo avessimo taciuto! Quante volte, benchè desiderosi di rispettare gli altri, non riusciamo a farlo, perchè non sappiamo tacere. Per un uomo che vive in questo mondo un grande pericolo sta in agguato, il pericolo di confidarsi con una persona, con la quale non voleva confidarsi. Corriamo questo pericolo non sapendo tacere. Un grande interprete della vita, il poeta persiano Sa’di dice: “Che valore ha il buon senso, se non viene in mio soccorso prima che io pronunzi una parola! ” Questo ci dimostra che malgrado la nostra saggezza, possiamo fare uno sbaglio, se non abbiamo un buon controllo nelle parole che usiamo. Di questa verità troviamo facilmente degli esempi: coloro che parlano molto, hanno minor potere di coloro che parlano poco. Una persona loquace può non essere in grado di esprimere un’idea in mille parole, mentre chi è padrone del silenzio, sa esprimersi con una sola parola. Tutti possono parlare, ma non tutte le parole hanno la stessa potenza. Inoltre, una parola dice meno di quanto sappia esprimere il silenzio. La nota fondamentale di una vita armoniosa è il silenzio.

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Nella vita di ogni giorno esistono preoccupazioni a cui non sempre possiamo far fronte e allora solo il silenzio può aiutarci. Poiché, se vi è una religione, se vi è un modo per mettere in pratica la religione, è quello di compiacere Dio, compiacendo l’uomo. L’essenza della religione è di capire il prossimo. E non possiamo vivere questa religione se non dominiamo la parola – e se non ci rendiamo conto del potere del silenzio. Spesso ci sentiamo di aver ferito un amico; avremmo potuto evitarlo, con un maggior controllo sulle parole. Il silenzio è lo scudo degli ignoranti e la protezione dei saggi. Perché l’ignorante cela la sua ignoranza col tacere, e il saggio non getta le perle ai porci, se conosce il valore del silenzio. Che cosa ci dà potere sulle parole? Che cosa ci dà questa forza, che può essere ottenuta col silenzio? La risposta è: la forza di volontà; e ancora: è il silenzio che ci dà il potere del silenzio. Quando una persona parla troppo, dà segno di irrequietezza. Più parole vengono usate per esprimere un’idea, meno forza hanno. È un vero peccato che si pensi cosi spesso a risparmiare i centesimi e mai a risparmiare le parole. E come conservare ciottoli e gettare via perle. Un poeta indiano dice: “Conchiglia, da dove viene il tuo prezioso contenuto? Dal silenzio; per anni e anni le mie labbra son rimaste chiuse “. Per un po’ di tempo, si lotta con se stessi; si cerca di controllare gli impulsi; poi però, la stessa cosa si trasforma in forza. Veniamo ora alla spiegazione più scientifica e metafisica del silenzio. Le parole consumano un certo quantitativo di energia e il respiro, che dovrebbe portare nuova vitalità al corpo, viene ostacolato nel suo ritmo normale, se si parla costantemente. Non è che una persona nervosa parli troppo; è il parlare tanto che la innervosisce. Da dove viene il grande potere dimostrato da fachiri e da yogin? Dall’aver imparato a praticare l’arte del silenzio. Questa è la ragione per cui nell’est, nelle case e nelle corti in cui i fachiri meditavano,vi era silenzio. Certe volte diverse civiltà del mondo, veniva insegnato alla gente, quando si riuniva per festeggiare, di tacere, per un po’ di tempo. È molto triste che questo problema attualmente sia cosi trascurato e che pochi ci pensino. È un problema che riguarda la salute, che tocca l’anima, lo spirito, la vita. Più pensiamo a questo argomento e più ci accorgiamo di essere continuamente coinvolti in qualche attività. Dove ci porta ciò, quale ne sarà l’esito? Per quanto possiamo vedere, ci porti battaglie, rivalità e situazioni sempre più aspre. Visti i risultati, constatiamo che tutto ciò non fa che procurarci maggiori preoccupazioni, fastidi e lotte. Vi è un detto indù: “Più si cerca la felicità, più infelicità si trova “. La ragione è che quando la felicità viene cercata in direzione errata, ci si procura infelicità. La nostra esperienza è sufficiente a farcelo capire; ma la vita ci stordisce, le azioni ci assorbono e non ci fermiamo mai a pensarci. Pare che il mondo si stia svegliando agli ideali spirituali; tuttavia vi è più attività – non solo attività esterna – ma anche attività mentale. Veramente l’umanità ha i nervi a pezzi per la mancanza di silenzio e per la superattività, del corpo e della mente. Quando il corpo riposa, l’uomo dice che dorme. La sua mente però continua ad agire, come di giorno. In questo mondo competitivo, l’uomo è cento volte più indaffarato di quanto lo sia mai stato prima. Naturalmente egli necessita di più riposo, quiete e pace, che non una persona che vive nella foresta e che ha tempo a disposizione. Quando l’attività cresce a tal punto e si perde l’arte del silenzio, che cosa ci si può aspettare? Dove imparare il raccoglimento? Nel silenzio. Dove praticare la pazienza? Nel silenzio, Il silenzio praticato durante la meditazione è ancora un’altra cosa.

silenzio1Silenzio significa che dovremmo badare a ogni parola e a ogni azione che facciamo: questa è la prima lezione. Ogni persona veramente meditativa, ha imparato a servirsi del silenzio, naturalmente, nella vita di ogni giorno. Chi ha imparato il silenzio nella vita di ogni giorno, ha già imparato a meditare. Una persona può riservare mezz’ora al giorno per la meditazione, ma quando, di fronte a mezz’ora al giorno per la meditazione, ve ne sono dodici o quindici di attività, l’attività priva di forza la meditazione. Quindi le due cose devono camminare insieme. Una persona che desidera imparare l’arte del silenzio deve decidere, per quanto lavoro abbia da fare, di conservare nella mente il pensiero del silenzio. Se non si tiene conto di questo, non si raggiungerà mai il pieno beneficio della meditazione. È come una persona che va in chiesa una volta alla settimana e negli altri sei giorni tiene i propri pensieri il più lontano possibile dalla chiesa. A un re persiano, molto pio, il primo ministro chiese: ” Voi meditate gran parte della notte e lavorate tutto il giorno. Come è possibile? “. E lo Shah disse: ” Durante la notte sono io che inseguo Dio, durante il giorno è Dio che mi segue “. La stessa cosa avviene col silenzio: chi cerca il silenzio, sarà cercato dal silenzio. Ed è cosi con tutte le cose che desideriamo: se le cerchiamo abbastanza, esse, col tempo, ci seguono da sole. Ci sono molte persone che poco si curano di fare del male a qualcuno, se sono convinte di dire la verità. Si sentono giustificate e non badano se l’altro piange o ride. Vi è comunque una differenza tra la verità e il fatto puro e semplice. Il fatto è ciò di cui si può parlare – la verità ciò che non può essere tradotto in parole. La pretesa di ” dire la verità ” cade da sola, quando ci si rende conto della differenza che ce tra fatto e verità. La gente discute di dogmi, di credenze, di principi morali, in base alle proprie nozioni. Ma arriva un momento, nella vita di un uomo, in cui tocca la verità, ma non sa trovare le parole adatte a esprimerla e tutte le discussioni, le dispute e le argomentazioni crollano. In quel momento egli dice: ” Non importa chi ha sbagliato, tu o io. Ora desidero soltanto correggere il torto “. Giunge anche il tempo, in cui le continue domande che uno fa a se stesso, su questo e su quello, si esauriscono, poiché la risposta sorge dall’anima ed è ricevuta in silenzio. La tendenza generale dell’uomo è quella di ascoltare tutto ciò che giunge da fuori – e non è solo l’orecchio ad essere aperto al mondo esterno, all’orecchio è attaccato il cuore. Il cuore che ascolta le voci provenienti dal mondo esterno dovrebbe voltargli le spalle e attendere pazientemente fino a quando non riuscirà a udire le voci che giungono dall’interno. Vi è una voce udibile e una voce non udibile, di coloro che vivono e di coloro che non vivono, di tutta la vita. Ciò che l’uomo riesce a esprimere in parole, dice poco. Si può forse parlare di gratitudine, di evoluzione, di ammirazione? Giammai, perché le parole saranno sempre inadeguate. Ogni sentimento profondo ha una voce propria: non può venir espresso con parole esterne. Questa voce arriva da ogni anima – ogni anima può essere udita solo dal cuore. E come si prepara il cuore? Col silenzio. Non deve sorprenderci che alcune persone hanno cercato la foresta e la montagna, che hanno preferito le regioni impervie agli agi della vita mondana. Esse hanno cercato qualcosa di prezioso. Inoltre, esse hanno trasmesso in parte l’esperienza raggiunta col loro sacrificio. Ma non è necessario seguirli nella foresta o nelle grotte di montagna. L’arte del silenzio si può imparare ovunque: in tutta la vita, per quanto impegnati, si può mantenere il silenzio. Il silenzio è qualcosa che – consciamente o inconsciamente cerchiamo in ogni momento della vita. Cerchiamo il silenzio e lo fuggiamo, nello stesso tempo. Dove si ascolta la parola di Dio? Nel silenzio. I veggenti, i santi, i saggi, i profeti, i maestri hanno udito la voce che viene dall’interno, avendo reso se stessi silenziosi. Con ciò non voglio dire che si potrà udire la voce; perché si è silenziosi. Intendo dire che, una volta che si è raggiunto il silenzio, ci sarà la possibilità di udire la parola che giunge costantemente dall’interno. Quando la mente è stata acquietata, si può comunicare con chiunque si incontri. Non c’è bisogno di molte parole; quando gli sguardi s’incontrano, ci si capisce. Due persone possono parlare e discutere per tutta la vita e non capirsi; altre due, se hanno acquietata la mente, si guardano e in un momento tra loro il contatto è stabilito. Da dove provengono le differenze che ci sono tra le persone? Dall’interno. Dalla loro attività. E da dove l’armonia? Dalla quiete della mente. È il rumore, che ostacola la voce, che udiamo distante – è l’acqua agitata della sorgente, che ci impedisce di vedere la nostra immagine riflessa nell’acqua. Quando l’acqua è quieta, il riflesso è chiaro; quando la nostra atmosfera è quieta, udiamo la voce che giunge costantemente al cuore di ogni persona. Cerchiamo consiglio, cerchiamo la verità, cerchiamo il mistero. Il mistero è dentro di noi, i consigli, la guida è nella nostra anima. Spesso s’incontra una persona, il cui contatto rende inquieti, nervosi. La ragione è che questa persona non è riposante, non è tranquilla – e non è facile rimanere calmi e conservare la propria tranquillità in presenza di chi è agitato o inquieto. L’insegnamento di Cristo: ” Non resistere al male “, significa: ” Non reagire alle condizioni turbate di una persona agitata “. Sarebbe come afferrare un fuoco, che ci brucerà. La via per sviluppare – in noi stessi – il potere di resistere a tutte le influenze perturbatrici che incontriamo nella vita di ogni giorno, è di acquietarsi, per mezzo della concentrazione. La nostra mente è come una barca mossa dalle onde e influenzata dal vento. Le onde sono le nostre stesse emozioni e le nostre passioni, i pensieri e le immagini; il vento è l’influenza esterna, a cui dobbiamo far fronte. Per poter arrestare la barca, bisognerebbe avere un’ancora. Fermiamoci un momento a considerare quest’ancora: se è troppo pesante, fermerà la barca; se è leggera, la barca continuerà a muoversi, non si arrestera, perché in parte è nell’acqua e in parte nell’aria. In questo modo, tuttavia ci limitiamo a controllare la barca: utilizzarla è ben altra cosa. La barca non è fatta per rimanere immobile; è fatta per uno scopo. Sembra che non tutti se ne rendano conto, ma la barca è fatta per andare da un porto all’altro. Perché la barca possa navigare ci vogliono varie condizioni: per esempio, che non sia sovraccarica. Cosi il nostro cuore non va caricato troppo pesantemente, con le cose  cui ci atracchiamo; altrimenti la barca non galleggerà. La barca non deve restare sempre nello stesso porto, deve arrivare al porto a cui era destinata. Inoltre, la barca deve reagire al vento, che la porterà nel porto cui era diretta: questa è la sensazione che l’anima riceve dal lato spirituale della vita. Questa sensazione, questo vento, ci aiuta a proseguire verso il porto, al quale tutti siamo destinati. Una volta concentrata, la mente dovrebbe agire come la bussola – che indica sempre la stessa direzione. Un uomo i cui interessi vanno in mille direzioni diverse, non è maturo per viaggiare in questa barca. E’ l’uomo che ha una cosa sola in mente e che considera tutte le altre cose secondarie, che può andare da questo porto verso l’altro. Questo è il cammino chiamato misticismo.

http://www.movimentosufi.com

Mamma e Papà: mai più Schiaffi

schiaffo4Schiaffi ai bimbi vietati in 23 Stati

Corriere della Sera
Alessandra Muglia
16/12/2008

Proibiti anche per i genitori, come chiede l’Onu Ma in altri 89 Paesi sono permessi a casa e a scuola “No, non ce la faremo per il 2009”. Il countdown è partito da tempo, ma Paulo Sérgio Pinheiro è costretto a prendere atto che si allontana la fine delle sculacciate ai bambini permesse per legge. Incaricato dal segretario generale dell’Onu di preparare il rapporto sulle violenze contro i minori, nel 2006 era stato lui a fissare questo termine, che sarebbe caduto in concomitanza con il ventennale della Convenzione sui diritti dell’infanzia, l’anno prossimo. Ma convincere tutti gli Stati a vietare entro il 2009 ogni forma di correzione fisica verso i più piccoli—ceffoni di mamma e papà compresi — si è rivelata un’utopia.

«Purtroppo l’obiettivo è saltato — ammette Pinheiro al telefono da Asunción, Paraguay —.

Sono stati fatti passi avanti, ma non nella misura che speravamo».
Progressi monitorati dal nuovo rapporto internazionale «Iniziativa globale»: gli Stati che proibivano a chiunque (anche ai genitori) di mettere le mani addosso ai piccoli nel 2006 erano 16 e ora sono diventati 23 (18 europei) mentre a permettere bacchettate e altri «castighi correttivi» a scuola sono rimasti 89 Paesi (106, 3 anni fa).
Si procede dunque, ma più lentamente del previsto. A rallentare la corsa ci sono anche gli Stati Uniti, che non hanno ratificato la convenzione per i diritti dell’infanzia. Ancora oggi in 21 dei 50 Stati americani gli insegnanti possono alzare le mani: di solito colpiscono (dalle 3 alle 10 volte) il fondoschiena con il paddle, la tradizionale pala di legno piatta, lunga mezzo metro. Sono gli Stati centrali della Bible belt (la «cintura della Bibbia») americana, dove la gente s’ispira al «risparmia la verga e vizierai il bambino» (Proverbi 13-24).
schiaffo2«I più colpiti sono gli afroamericani: sono il 17% degli alunni ma quasi il 40% di quelli percossi», racconta Alice Farmer di Human Right Watch, snocciolando i risultati dell’ultimo studio sulle pene corporali nelle scuole Usa. I maschi le prendono più delle femmine, i bambini di campagna più di quelli di città. Nel complesso i piccoli americani percossi a scuola sono scesi di un terzo in pochi anni: da 300mila nel 2002-2003 a 200mila di oggi. Indice che le maniere forti tra i banchi sono comunque destinate a scomparire. Non è invece in discussione il diritto dei genitori a schiaffi e sculacciate, permessi in tutti e cinquanta gli States.
Di tutt’altro segno la situazione al di qua dell’Oceano. In Europa le bacchettate a scuola sono praticamente scomparse. Tra gli ultimi a bandirle, la Gran Bretagna. Ora nel Vecchio Continente la nuova sfida per le associazioni dei diritti dell’infanzia è proibire anche i ceffoni dei genitori.

schiaffoNel 1979 la Svezia è stata il primo Paese al mondo a vietarle.

Seguirono Finlandia (1983), Norvegia (1987), Austria (1989). Gli ultimi arrivati sono Spagna, Cile e Costa Rica. In totale 23 Paesi. Gli altri Stati continuano a considerare sberle e sculacciate sistemi educativi efficaci, non classificabili come punizioni corporali.

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«Se usate per il bene del bambino e non come reazioni scomposte alla frustrazione e alla rabbia, possono evitare danni ben maggiori» sostiene Peter Inson, ex insegnante a Londra, giornalista e scrittore di libri per adolescenti. Lui rivendica l’utilità dello scappellotto per marcare limiti invalicabili quando le parole non bastano. Si pensi, ad esempio, al piccolo che si ostina a scavalcare la ringhiera del balcone o che picchia un amichetto. «Le proposte di mettere fuorilegge gli scapaccioni —spiega —sono avventate e destinate a mandare in confusione i genitori».
Ma è proprio contro questa mentalità che combatte Pinheiro: «La cosa più sconcertante è constatare che anche nei Paesi democratici si continua ad avere un atteggiamento autoritario nei confronti dei figli. Se li picchi, dicono, è per raddrizzarli, è per il loro bene. Quello che non è più lecito sulle donne e ormai nemmeno sui cani, lo resta sui bambini».
Tra i 155 Stati che ammettono il ricorso al ceffone da parte dei genitori c’è l’Italia: una sentenza della Corte di Cassazione nel 1996 ha dichiarato illegittima ogni forma di punizione corporale ma la legge non c’è ancora. «Esiste un diritto familiare che è diverso da quello pubblico — osserva Valerio Neri, direttore di Save the Children Italia —. Che un ragazzo a scuola non vada educato a scapaccioni è accettato, mentre altra cosa è quel che è ammesso tra le mura domestiche. Che lo Stato possa proibire ai genitori di punire i figli viene considerata un’indebita intrusione».
schiaffo1Incalza Pinheiro: «A volte si ha l’impressione che il rispetto dei diritti umani si fermi di fronte alla porta di casa, e questo perché i bambini sono considerati proprietà dei loro genitori: un modo di pensare trasversale a culture e livelli sociali».
La legge britannica consente sculacciate moderate, ma non punizioni che procurino lividi, ferite e gonfiori. La proposta d’introdurre il divieto assoluto di «suonarle» ai bambini invece è stata respinta un anno fa quando da un’indagine di Downing Street è emerso che per molti genitori la disciplina si è deteriorata da quando il «bastone» è stato abolito.
«Il rimpianto verso castighi e pene corporali si spiega con il fatto che si toglie uno strumento di controllo senza sostituirlo con altri. Bisogna accompagnare il divieto con un training che insegni metodi alternativi», spiega Elda Moreno, responsabile della divisione diritti dei bambini del Consiglio d’Europa, promotore di una campagna contro le
punizioni corporali anche in ambito familiare.

«Il caso della Svezia è indicativo: quando le punizioni corporali sono state vietate 30 anni fa l’80% dei genitori era contrario; oggi, dopo molti anni di supporto a famiglie e insegnanti, solo il 5% di loro le ritiene accettabili».
Anche Jo Becker di Human Right Watch insiste su questo punto: «La Svezia è un caso riuscito perché al divieto ha unito un training, in Kenya invece non è successo: a 8 anni dal divieto le punizioni corporali sono ancora in voga».
Nel mirino ci sono i governi: «Non è una questione di criminalizzare i genitori, non vogliamo mandarli in galera perché danno una sculacciata ai figli — sintetizza Pinheiro — ma chiediamo che cambi la nozione di quello che è accettabile: gli Stati non si stanno impegnando abbastanza su questo».
Núcleo de Estudos da Violência – NEV – Universidade de São Paulo – USP
http://www.nevusp.org/portugues
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Produzido em: 20 December, 2008, 21:24


A proposigto di bimbi

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Guide per genitori ed educatori qui




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Genitori e Figli: le Regole del Gioco è un libro in cui gli autori spiegano in maniera diretta, efficace e concreta tutto quello che può risultare controproducente nell’educazione, offrendo consigli utili per evitare errori cui si potrebbe porre rimedio solo attraverso lunghe e faticose terapie.

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Negli ordini dell’amore sono fondamentali, ad esempio, l’equilibrio tra dare e prendere, i concetti di merito e gratitudine, di colpa e perdono, il giusto modo di ripartire obblighi e responsabilità, i problemi legati all’appartenenza e all’esclusione, la parità nel rapporto di coppia, l’accettazione del proprio destino e di quello del resto della famiglia e, in particolare, il modo corretto di stringere legami e di capire quando è il momento giusto per lasciare che i figli scelgano la loro strada.

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