Sulla Coerenza e sul Coraggio: Oriana Fallaci

ORIANA FALLACI

Sulla coerenza e sul coraggio

Da F. Z. Castelfidardo (AN) :

oriana-fallaci3“Vedete , ci sono due metodi per giudicare le persone . Uno molto semplicistico: si giudicano le persone per quello che dicono . Un altro molto più profondo ed esaustivo : si giudicano le persone per quello che dicono e per quello che fanno . Ecco , avvicinandosi ad Oriana Fallaci non si può fare a meno di capire quanto il primo metodo sia ( passatemi l’espressione ) ….fallace , mentre per avere un’opinione su di lei bisogna per forza ricorrere al secondo metodo , quello cioè dove la parola si coniuga con l’azione , dove la coerenza si sposa con il proprio credo , e dove è possibile riscontrare fin da subito se la parola era mera illusione ed inganno , o se invece era figlia della propria coscienza , ragione per cui si legittima il proprio verbo ancorandolo a ciò che si pensa sia la verità assoluta .

Supportare la parola con i fatti è quanto di più ostico e difficile possa esistere . Il tutto richiede coerenza , coraggio , sprezzo del pericolo e del ridicolo , sopportazione quasi stoica delle critiche più o meno interessate che verranno . Sarebbe molto più facile parlare bene e razzolare male. Da noi, in Italia , lo fanno quasi tutti i politici , tanto è vero che è diventata la scorciatoia per accedere comunque al rispetto della gente , che , purtroppo , nel giudizio si ferma all’apparenza senza andare oltre , vanificando così la sicura scoperta di inganni che rimangono , di conseguenza , inesplorati .

La Fallaci invece ha fatto della coerenza una propria ragione di vita onde per cui la simbiosi tra parola ed azione , nel suo caso , è talmente garante di una filosofia di vita che per forza di cose c’è da credere a ciò che dice , senza riserva alcuna . E non è che non ci siano , o non ci siano state , correzioni in corso d’opera . Coerenza con se stessi vuol dire l’ammissione , anche se postuma , di errori di valutazione , come quando , coinvolta dagli eventi e dalle emozioni che sempre enfatizzano certi momenti , prendeva posizioni più o meno velatamente antiamericane nella guerra del Vietnam, salvo poi , a mente fredda , rianalizzare le vicende ed emettere giudizi più ponderati che rivalutavano le ragioni dandone le giuste collocazioni . L’importante era essere in pace e in sintonia con la propria coscienza.

oriana-fallaci2Oriana è stata sempre in prima linea, sia in tempo di guerra quando disdegnava il comodo approdo in una stanza d’albergo preferendo la trincea là dove una pallottola può sempre attraversarti il corpo rubandoti la vita in un amen , sia in tempo di pace quando ad imperversare erano svolte epocali della società che non la vedevano consenziente e tormentavano la sua anima .
Molti , al suo posto , avrebbero evitato di mettersi in gioco , del resto fama , onori e rispetto non le mancavano essendo considerata una delle migliori giornaliste al mondo . Poteva lasciar scorrere i suoi giorni all’insegna del successo indiscusso e indiscutibile , senza andare a polemizzare con controparti che l’aspettavano al varco sol perché lei si rifiutava di adeguarsi al political correct , come si usa dire oggi . E invece lei no , quegli occhi che avevano visto la cruda realtà di tanto sangue scorrere in terra , di carni straziate sol perché certe idee esasperate avevano reso possibili le guerre tra i popoli , non potevano far finta di niente di fronte a distorsioni abnormi della verità . Ecco perché lei si è rimessa l’elmetto , montando in sella a quella incoscienza , che seppur ponderata, l’aveva portata sulla soglia pericolosa di tante battaglie e si è tuffata nell’agone per far sentire alta la sua voce contro gli ipocriti che , forse per convenienze personali , andavano portando la società alla deriva legittimando fatti e circostanze che stravolgevano la logica e la verità .

Da questa coraggiosa presa di posizione , che la costringe a vivere sotto scorta in quanto minacciata di morte , da questo atroce bisogno di raccontare le cose con l’intento di fermare la pericolosa deriva verso la catastrofe , da questo grido disperato verso una società disattenta che balla sulla tolda della nave inconsapevole che l’impatto con l’iceberg sta per arrivare , sono nati i suoi due libri : “ LA RABBIA E L’ORGOGLIO e la FORZA DELLA RAGIONE .

Ad onor del vero i due libri sono l’uno il complemento dell’altro . Fu all’indomani della tragedia dell’11 Settembre a New York , che la Fallaci sintetizzò in maniera illuminata nè “ La Rabbia e l’Orgoglio” i sentimenti e le angosce che l’avevano pervasa dopo il crollo delle due torri . In quell’analisi , seppur lucida , prorompevano inarrestabili e dominavano : la rabbia, lo sgomento, l’indignazione e lo sconcerto verso un mondo, quello islamico , che aveva potuto inscenare una tragedia così macabra e devastante . A balzare agli occhi era un’acredine verso tutto quello che proveniva da quella religione, anzi da quella filosofia che nega ogni anelito di libertà e di democrazia . Tra smanie di vendetta e moniti all’umanità , aggrappandosi all’orgoglio , la Fallaci metteva in guardia la società dalla strategia strisciante dell’islamismo , sia esso radicale e non , che tutto pervade e penetra in maniera subdola e devastante. La foga e la crudezza dell’articolo hanno innescato, come d’uso, le reazioni più diverse. I più hanno fatto ricorso a giudizi negativi, dove aleggiava un compatimento quasi misericordioso verso una mente tarata da bollenti spiriti che vedeva tutto in negativo e sembrava voler infilzare mulini a vento immaginari ammantandosi di ridicolo .

Poi avvenne la tragedia di Madrid , dove morirono tantissime persone. Una immane carneficina proveniente sempre dalla stessa mano e mossa dalla stessa matrice islamica. E’ stato allora che la Fallaci , raccattando quanto gli era rimasto del discernimento e della ponderatezza propri dell’intellettuale , e avvertendo l’imminenza del pericolo , ha dato vita al secondo libro sul tema, intitolandolo emblematicamente : La Forza Della Ragione. E per un motivo molto semplice : semmai i lettori avessero confuso le sue precedenti tesi ritenendole inquinate solo da ottuse prese di posizione verso una religione da condannare…. a prescindere , attraverso la Ragione , anzi attraverso la Forza che dovrebbe essere insita nella Ragione , la gente avrebbe dovuto soffermarsi a riflettere , e a considerare la minaccia di un annientamento, come prossima e per nulla peregrina . La Fallaci , attraverso ragionamenti lucidi e propri di una disamina profonda e sentita , constata che il terrorismo non è l’unico aspetto della strategia araba per il dominio sull’occidente , ma solo il volto più sanguinario e conclamato , in quanto scopo occulto , ma facilmente deducibile dai fatti , è quello di distruggere gli occidentali dall’interno, insinuandosi nella cultura , imponendo le propri leggi , pretendendo rispetto senza dare contropartite , asservendo la democrazia esistente ai propri disegni di conquista , ricorrendo alla proliferazione dei figli per sovrastarci anche numericamente e , in ultima analisi, diffondendo il verbo islamico per renderci schiavi di una filosofia di vita che disconosce ogni diritto e annulla ogni personalità .
oriana-fallaciLa Fallaci ha addirittura dato un nome a questo processo di disfacimento che si sta maturando . L’ha chiamato con un neologismo efficace ed eloquente : “ EURABIA” , un acronimo che vuol dire una Europa invasa e compenetrata dall’Arabia . Una minaccia che fa leva sul declino della ragione di noi occidentali che facciamo conto sulla nostra invulnerabilità a certi concetti che negano democrazia e libertà , sulla consapevolezza di una società superiore che si è data regole che hanno posto al centro l’uomo e il conseguimento della felicità , sulla certezza che , comunque sia , alla fine sarà sempre l’illuminismo a trionfare sull’oscurantismo . Niente di più sbagliato secondo lei . La Fallaci , tramite questo libro urlato con tutta la rabbia che ha in corpo , ammonisce l’Occidente che sta rischiando di brutto e che si troverà ben presto a varcare una soglia di non ritorno al di là della quale le nostre donne verranno considerate poco più che cose, e il progresso una sorta di colpa da espiare e da non reiterare riportando le lancette del tempo indietro di secoli .

Attraverso il racconto di episodi vissuti , la Fallaci scopre con angoscia quanto la minaccia dell’Islam sia una realtà che sta affondando sempre più le radici nella società occidentale , una società disponibile ad accettare qualsiasi diversità ,sia essa religiosa che di costume , in modi irragionevoli , supini , senza filtri e senza ripulse . E’ questo atteggiamento che la nostra scrittrice depreca , e avendo il dubbio che non fossero stati sufficienti nel primo libro la rabbia e l’orgoglio , sentimenti scaturenti dall’irrazionale e dall’istinto primordiale e per questo volatili e criticabili ; per suscitare reazioni e prese di coscienza, fa ricorso alla … Forza della Ragione costruendoci sopra un libro per illuminare le coscienze nella speranza che qualcuno apra gli occhi prima che sia troppo tardi .

La Fallaci , presa com’è dall’impeto e dall’impulso, nega qualsiasi ospitalità a tentativi che contemplino almeno un qualche dialogo tra le due civiltà , negando agli islamici ogni pur minima parvenza di buonafede, e non facendo distinzioni tra islamismo e fondamentalismo , anzi rimandando per ogni giudizio al Corano, là dove il cristiano è considerato un infame e un infedele da eliminare senza se e senza ma , ammonendo così che già fin dai loro testi sacri è esclusa ogni trattativa di pace che prospetti la buona convivenza tra i due popoli . E per dar forza alla sua tesi cita la sura del Corano là dove si recita : “ Allah non permette ai suoi fedeli di fare amicizia . L’Islam sormonta , non si fa sormontare . Non siate deboli con il nemico , non invitatelo alla pace . Uccidete gli infedeli ovunque si trovino . Assediateli e combatteteli con ogni sorta di tranello “ . E’ pur vero che non sempre si deve reagire con l’occhio per occhio e il dente per dente , certi estremismi possono essere pericolosi ,di certo però neanche il lassismo e la supina sudditanza di noi occidentali verso chi sparge terrore al sol fine di prevalere attraverso l’intimidazione e la minaccia , è il giusto atteggiamento per arrivare all’azzeramento delle differenze e delle discordanze.
Tempi difficili ci attendono , e pur perseverando nell’intento pacifico di gettare un ponte tra le due civiltà , è in momenti confusi come questo che non si può prescindere dal ricorrere a menti illuminate come quella di Oriana Fallaci . Dobbiamo quindi tenere conto della sua disamina della realtà , anche se delimitandone certi eccessi e certe escandescenze , anche perché , a parte i toni convulsi e le invettive eclatanti , c’è sempre da fidarsi di una persona che ne ha viste tante e che ha fatto della coerenza tra la parola e l’azione la propria filosofia di vita .

Riflessione: quel’è, secondo te, il giusto atteggiamento?

http://www.iostoconoriana.it/site/content.php?article.964



Oriana Fallaci

La Rabbia e l’Orgoglio

Rizzoli

Con “La rabbia e l’orgoglio” Oriana Fallaci rompe un silenzio durato dieci anni. Lo rompe prendendo spunto dall’apocalisse che la mattina dell’11 settembre 2001, non molto lontano dalla sua casa di Manhattan, disintegrò le due Torri di New York.

Preceduto dal clamore che la parte pubblicata dai giornali in Italia e all’estero suscitò diciotto giorni dopo l’immane tragedia, il libro si presenta nella sua versione originaria e integrale. Il testo è inoltre arricchito da una prefazione in cui la Fallaci spiega dove esso nacque e in cui descrive la realtà globale della Guerra Santa. Una prefazione dove a sorpresa parla anche di se stessa: del suo lavoro, del suo ermetico isolamento, delle sue scelte rigorose e spietate.

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Stefano Allievi

Ragioni senza forza, forze senza ragione

Una risposta a Oriana Fallaci

Emi

“Il libro di Stefano Allievi è efficace e mordente, ma allo stesso tempo saggiamente moderato nei toni. Non è facile, infatti, inserirsi nel rovente dibattito sullo scontro di civiltà. Le argomentazioni di Oriana Fallaci, che hanno provocato reazioni tra intellettuali, giornalisti, politici e gente comune, fanno riflettere: qual è oggi il nocciolo della cultura occidentale? Dov’è oggi quella religione civile che ha mobilitato culture e modelli politici attorno ai valori di libertà, diritti umani, uguaglianza, laicità…?

Fallaci ipotizza che oggi questa cultura si debba esprimere per contrapposizione: è occidentale tutto quello che si oppone all’islam. Noi siamo convinti che debba esprimersi, invece, nell’interazione, ovvero nella logica del dialogo, dell’incontro, della negoziazione di valori condivisi.

L’Autore ricorre alla metafora del fiume e dello stagno. L’Occidente delle torture nella prigione di Abu Ghraib è un fiume o uno stagno? E l’Islam europeo è acqua stagnante o acqua corrente? È giusto provare a comprendere gli eventi sulla base di altri dati e di altre opinioni, per rendere meno unilaterale il nostro giudizio. Insomma, discutiamone.

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Kriya Yoga: comunicare direttamente con Dio

“Non sono stato mandato in occidente da Cristo e dai grandi maestri dell’India per dogmatizzarvi con una nuova teologia, [ma] per insegnarvi la scienza del Kriya Yoga, affinché possiate imparare come comunicare direttamente con Dio. È giunto il tempo di conoscere Dio!”


—Paramhansa Yogananda, L’essenza dell’autorealizzazione

yonandaParamhansa Yogananda (1893–1952)

I Maestri autorealizzati hanno la peculiare capacità di aiutare coloro che cercano la pace interiore e una più elevata consapevolezza. Allo stesso modo, Yogananda fu aiutato dai suoi predecessori spirituali, una storia affascinante che egli stesso racconta nella sua Autobiografia di uno Yogi. Su loro richiesta venne poi in Occidente ad aiutare centinaia di migliaia di persone nella loro ricerca spirituale. Ha impartito questi insegnamenti imparzialmente a persone di ogni religione e convinzioni filosofiche e persino ad atei.

Ciò che Yogananda ha insegnato in Occidente non è una religione, ma una spiritualità pratica. Le sue tecniche sono utili in ogni campo dell’attività umana. Esse si basano sulla ricerca della Autoconsapevolezza e della scoperta del Sé, usati dai ricercatori spirituali per millenni. Queste pratiche includono tecniche per aumentare il flusso di energia vitale nel corpo, per armonizzare corpo e mente con anima e spirito, e per entrare negli stati più alti della consapevolezza spirituale, che chiamò Supercoscienza.

Yogananda giunse a Boston nel 1920, quale rappresentante per l’India al Congresso dei Liberali Religiosi, dove tenne un discorso intitolato “La scienza della religione”. Creò il primo centro a Boston ed iniziò a tenere pubbliche conferenze e lezioni sulla realizzazione del Sé in tutti gli Stati Uniti. Le sue lezioni ebbero una straordinaria accoglienza di pubblico e spesso vi parteciparono migliaia di ascoltatori nelle più grandi sale di conferenza del Paese.

Nel 1925 stabilì il suo centro principale a Los Angeles pur continuando a dare conferenze in molte altre città. Scrisse molti libri, tra cui spiccano la famosa “Autobiografia” ed i commenti sugli insegnamenti originali di Gesù Cristo (La seconda venuta di Cristo) e di Krishna (La Bhagavad Gita). All’epoca della sua morte nel 1952 aveva centinaia di migliaia di studenti ed aveva fondato templi, centri e gruppi di meditazione in tutto il Paese.

Autobiografia e bibliografia di Paramhansa Yogananda




Paramhansa Yogananda

Come Amare ed Essere Amati

Ananda Edizioni

Amicizia, amore, matrimonio e figli possono portare grandi gioie nella nostra vita oppure grandi sofferenze; ciò dipende da cosa ci aspettiamo dalle nostre relazioni.

Imparando a sviluppare l’amore più puro di tutti – l’amore non egoistico – riusciremo finalmente a esprimere il nostro vero amore verso gli altri, dal profondo del nostro cuore, senza paura di essere respinti.

Questo libro è una guida pratica per: espandere i confini del nostro amore; superare le cattive abitudini che compromettono la vera amicizia; scegliere il partner giusto e creare un rapporto duraturo; fare l’esperienza dell’Amore Universale dietro tutte le nostre relazioni.

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Paramhansa Yogananda

Come Essere Sempre Felici

Ananda Edizioni – ottobre 2007

In questo libro Paramhansa Yogananda, uno dei più importanti insegnanti spirituali del ventesimo secolo, ci offre una mappa da seguire passo dopo passo per trovare il tesoro della vera felicità nel luogo in cui più raramente lo cerchiamo: nel nostro stesso sé.

Paramhansa Yogananda giunse negli Stati Uniti dall’India nel 1920, portando in Occidente gli insegnamenti e le tecniche dello yoga, l’antica scienza del risveglio dell’anima. Egli applicò questi antichi principi a tutti gli ambiti dell’esistenza, insegnando ai suoi studenti come affrontare la vita da un centro di pace e felicità interiore.

Quegli stessi insegnamenti ora li condivide con te in queste pagine. Sono segreti semplici ma profondi, per portare la felicità in ogni momento della tua vita: nei rapporti, nel lavoro, in ogni aspetto delle tue giornate. Con il loro aiuto, potrai imparare a:

  • cercare la felicità là dove realmente si trova
  • scegliere di essere felice in ogni circostanza
  • identificare le abitudini che ti derubano della gioia
  • raggiungere il vero successo e la prosperità
  • scoprire gli aspetti spirituali della ricerca della felicità.

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Paramhansa Yogananda

L’Eterna Ricerca dell’Uomo

Astrolabio Ubaldini Edizioni

Questo è un libro che parla di Dio: del posto di Dio nella vita dell’uomo, nelle sue speranze, nella sua volontà, nelle sue aspirazioni, nei suoi raggiungimenti. Paramahansaji spiega perché e come l’uomo fu creato da Dio, com’egli è immutabile, parte di Dio e ciò che questo significa, personalmente, per ogni individuo. La realizzazione dell’unità dell’uomo col suo Creatore è l’intera essenza dello Yoga. La comprensione dell’ineluttabile necessità che l’uomo ha di Dio in ogni aspetto della vita, toglie alla religione il suo carattere soprannaturale e fa della conoscenza di Dio la base per un accostamento alla vita scientifico e pratico.

Ad alcuni lettori, questo libro offrirà una sfida nuova e irresistibile alla vita; ad altri porterà un rinnovato stimolo e un’ispirazione per i loro particolari perseguimenti. Molti chiuderanno queste pagine con la sensazione, che appaga l’anima, di avere partecipato a una festa spirituale di divino amore e divina saggezza. Quali che siano gli effetti prodotti individualmente, una cosa è certa: nessuno può toccare la verità e venirsene via senza esserne trasformato.

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Il senso della Vita: “Ricomincio da Capo”

ricomincioIl senso della Vita: Ricomincio da Capo

Come Ti comporteresti, come reagiresti se all’improvviso dovessi vivere un giorno che si ripete sempre allo stesso modo e l’unico a saperlo sei Tu?

Questo è proprio ciò che accade a Phil Connors, interpretato da Bill Murray, nel film “Ricomincio da Capo” divertente, simpatico e con un suo significato sociale ben definito. Film intelligente, che sottende dietro la sua apparente leggerezza temi molto profondi, e interrogativi filosofici non da poco.

“Ricomincio da capo” scritto da Danny Rubin, regia di Harold Ramis. Con Bill Murray (Phil Connors), Andie MacDowell (Rita), Chris Elliott (I) (Larry), Stephen Tobolowsky (Ned Ryerson), Brian Doyle-Murray (Buster), Harold Ramis (lo psichiatra) Marita Geraghty (Nancy), Angela Paton (Mrs. Lancaster), Rick Ducommun (Gus), Rick Overton (Ralph), Robin Duke (Doris la cameriera), Carol Bivins (presentatrice), Willie Garson (Kenny, assistente di Connors), Les Podewell (il vecchio).

Regia                 Harold Ramis
Sceneggiatura   Harold Ramis, Danny Rubin
Data di uscita    1992
Genere               Commedia

La trama: Il 2 febbraio, il “giorno della marmotta” che dà il titolo al film nell’edizione originale (il titolo americano è Groundhog day), è un’istituzione statunitense celebrata nel villaggio di Punxsutawney, a nord di Pittsburgh in Pennsylvania. Ricomincio da capo inizia il 1 febbraio. Phil Connors (Bill Murray), annunciatore meteorologico per una catena televisiva che ha sede a Pittsburgh, parte alla volta di Punxsutawney per il suo quarto anno di reportage sul giorno della marmotta, una prospettiva che non lo entusiasma. Lo accompagnano il suo operatore Larry (Chris Elliott), che Connors tiranneggia e che lo ricambia con antipatia, e la sua produttrice Rita (Andie MacDowell). Rita è agli antipodi di Phil per gusti e atteggiamenti ma sembra cercare comunque in lui un lato buono. ricomincio1
L’indomani, dopo la breve diretta sul festival, in cui la marmotta vede la sua ombra, i tre ripartono per Pittsburgh ma vengono bloccati da una tempesta di neve che Connors non aveva previsto. Rientrano a Punxsutawney e vi trascorrono la notte. Connors si risveglia alle sei del mattino e si accorge subito che qualcosa non quadra: la radio trasmette esattamente le stesse voci del giorno innanzi, le stesse persone lo incontrano alla pensione e per strada, e si ritrova a raccontare in diretta l’identico festival del giorno della marmotta.

A questo punto inizia un ciclo infernale. Giorno dopo giorno, alle sei del mattino, Connors si risveglia ritrovandosi alla casella di partenza del due febbraio. Superato lo choc iniziale decide di trarre un qualche partito dalla situazione e comincia a raccogliere informazioni sugli abitanti del villaggio. Grazie a questa strategia seduce l’avvenente Nancy Taylor, svaligia un furgone per il trasporto valori, si dà alla bella vita, eccetera – episodi che naturalmente non si estendono al di là dello spazio del due febbraio. Quando però cerca di applicare i suoi piani a Rita la differenza tra i due si rivela insuperabile. Faticosamente Connors cerca di costruire la giornata perfetta, che dovrebbe culminare nella seduzione di Rita, ma inesorabilmente si scontra con il bisogno di sincerità della ragazza che intuisce la macchinosità dei suoi tentativi.

Dopo alcuni tentativi di suicidio del tutto inutili perché Phil continua a svegliarsi la mattina del due febbraio, l’uomo diventa sempre più affabile affabile con Rita e Larry. Si dà alla scultura di statue di ghiaccio. Decide di dedicarsi agli studi. Inizia a seguire un corso di pianoforte. Ne seguiamo i progressi. Conosciamo un Connors buono, che si dispera per non riuscire a salvare un pover’uomo che pare condannato a morire un due di febbraio e che finisce con l’accettare che alcune cose non possono venir comunque cambiate nel giorno che egli vorrebbe perfetto.

Nell’ultimo giorno della marmotta Connors compie una serie di buone azioni che gli permettono di guadagnare l’affetto degli abitanti di Punxsutawney e l’ammirazione di Rita che lungi dal trovarlo insopportabile lo compra all’asta degli scapoli. L’amore infine conquistato lo libera dalla ripetizione; il risveglio al tre febbraio porta con sé l’accettazione del destino: Connors vuole vivere a Punxsutawney.

“È già ieri” :Remake italiano del più riuscito film americano Ricomincio da capo

“Ricomincio da Natale”: copia del magnifico Giorno della marmotta traspostato nel periodo natalizio.

La morale:

Se non ci fosse domani, non ci sarebbero conseguenze e cattivi risvegli. È la morale bonariamente sottoproletaria che Phil Connors fa scoprire con facile maieutica ai suoi compagni di bevuta Gus e Ralph. Se non ci sono conseguenze tutto è permesso e possiamo non star più alle regole. La morale ha un’importante dimensione metafisica. In un mondo con una struttura diversa dalla nostra – come sembra essere quello in cui è temporaneamente confinato Connors – gli atti potrebbero avere conseguenze modeste e comunque circoscritte per colui chi li compie.

Avrebbero comunque delle conseguenze, contrariamente a quanto sostiene Ralph. Connors dà qui un’ulteriore prova di cinismo, dato che le conseguenze sono circoscritte per lui e non per gli altri. Ma certo i vincoli della situazione sono più deboli per Connors, che sa che per lui non ci sarà “domani”. Il successo morale dipende in buona parte dalla fortuna morale, dal gioco di conseguenze che rendono un atto buono o cattivo, ma la situazione di Connors indica che tale successo dipende anche dalla possibilità di conoscerne le conseguenze. E Connors sa che le conseguenze dei suoi atti non saranno mai avvertite da lui. In questo senso è una creatura morale bizzarra.

La conoscenza di Connors è diversa dalla nostra. Un po’ come il pianista che ripete lo stesso pezzo per impararlo, Connors ripete la cassetta metafisica dello stesso giorno. Tuttavia la conoscenza che ne ottiene si rivela inutile là dove dovrebbe dare i frutti migliori. Nonostante egli riesca a ottenere facilmente sesso e denaro, non riesce a conquistare Rita. A Rita non interessa quello che Connors sa, e addirittura la indispone che egli sappia anticipare tutti suoi desideri. Connors è un filologo di Rita, ma la sua erudizione è totalmente inutile. A Rita interessa un certo tipo di Connors, un Connors con certe qualità. La conoscenza è inutile perché non cambia Connors.

Non nasce mai un Connors nuovo o migliore, e difatti egli si ritrova ogni giorno ad essere il Connors che era il giorno prima. Questo è il vero significato della seconda parte del film, il vero senso, incidentalmente, del ricominciare da capo. Connors spezzerà il cerchio infernale quando passerà da una conoscenza che si limita a raccogliere dati a una conoscenza che lo trasforma. Imparare a suonare il piano trasforma colui che impara perché nell’apprendimento non ci si limita a memorizzare un pezzo, ma si acquisisce una tecnica che permette la padronanza di un numero virtualmente illimitato di pezzi.

Sto prendendo il film troppo sul serio? Si potrebbe anche interpretarlo come una caricatura di un certo messaggio tipicamente ‘americano’, dell’ansia di migliorarsi, delle guide per il ‘self-improvement’ che suggeriscono, per l’appunto, di dedicarsi appassionatamente a un hobby come la scultura del ghiaccio o il pianoforte, non certo di passare cinque anni a studiare il sanscrito o la meccanica quantistica. Forzando la mano alle intenzioni dello sceneggiatore, vorrei sostenere che il film mostra quanto conti la decisione di intraprendere questo viaggio che conduce alla conoscenza, e la decisione, sempre ripetuta, di continuarlo.

Possiamo parlare qui di un valore intrinseco della conoscenza, al di là di tutti gli usi strumentali che Connors può farne: limitati alle circostanze del momento nella prima parte del film, o inseriti in un grande progetto di vita nella seconda parte.

La metafisica del film, come abbiamo visto, è particolarmente deviante. Alle sei del mattino il protagonista si muove simultaneamente su due coordinate metafisiche, tempo e universi paralleli. Il tipo di conoscenza che può ottenere e il modo in cui questa si lega all’intuizione morale per cui la conoscenza ha un valore intrinseco potrebbero semplicemente dipendere dall’artificiosità della situazione, dalla metafisica molto particolare che ci propone lo sceneggiatore. Ma il legame con il mondo reale è in agguato dietro l’angolo, e ci viene offerto già al terzo giorno. Connors chiede a Gus e Ralph che cosa accadrebbe se uno fosse condannato a vivere sempre nello stesso luogo e i giorni fossero tutti uguali e nulla fosse veramente importante. Gus osserva, sconsolato, che questa è in fondo la sua vita: “That sums it up for me”. Il mondo reale non è poi così diverso.

L’onniscienza è moralmente insufficiente in quanto non rende necessariamente migliori. Il punto di vista fuori dal tempo e l’onniscienza sono irrilevanti ai fini morali. Non dovremmo accettare consigli e leggi da un dio. Gli inventori delle religioni sembrano averlo intuito quando hanno creato i miti degli dei fattisi uomini e scesi sulla terra a prodursi in spettacoli strani che attirassero l’attenzione degli umani. Per gli umani il viaggio alla ricerca della conoscenza è l’unica cosa che sembra veramente poter contare, e su cui nessun dio ha alcunché da insegnare.

La conoscenza e persino l’onniscienza possono non aver valore se non nella contingenza delle situazioni. Non basta essere dei e a volte la compagnia di un dio è noiosa. Anzi, gli umani hanno il privilegio di potersi migliorare, ed è questo che li rende così interessanti. Ciò che sembra avere un valore intrinseco è il cammino che ci porta alla conoscenza, e la conoscenza stessa. Per trarre questa morale Ricomincio da capo ci mostra una situazione che mancava al repertorio delle tragedie classiche. Ci mostra l’epica di un dio che diventa uomo e scopre che da uomini si sta meglio.

Roberto Casati
http://www.caffeeuropa.it/attualita01/123destino-marmotta.html

Riflessione: Questo film ci riconduce ai momenti in cui proviamo dei rimpianti per azioni compiute o non compiute, parole dette o non dette …..Ti sei mai chiesto cosa faresti se oggi fosse l’ultimo giorno della tua vita?

Ti è mai capitato di vivere più esperienze allo stesso modo o meglio seguendo le stesse dinamiche e quindi ad ottenere gli stessi risultati, anche se in momenti diversi e con persone diverse?  Come mai accade questo…..




Hamilton Beazley

Basta con i Rimpianti

Essere prigionieri del passato impedisce di vivere pienamente

Red Edizioni

Tutti possiamo riuscire a liberarci dai rimpianti, semplicemente conoscendo gli strumenti spirituali e psicologici che possono aiutarci a vincerli, combattendo gli schemi mentali sbagliati ed esaminando a fondo le nostre colpe. – Individuare le varie tipologie di rimpianti e di ricordi dolorosi; – conoscere gli strumenti spirituali e psicologici che ci aiutano a vincerli; – combattere gli schemi mentali sbagliati che li alimentano; – esaminare a fondo le nostre responsabilità; – perdonare con magnanimità chi ci ha ferito e noi stessi.
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Tullio Avoledo

L’Ultimo Giorno Felice

Edizioni Ambiente

«Ma c’è una sensazione forte proprio lì, in mezzo al torace: come se al posto del cuore ci fosse un terreno scavato, da cui tutto il buono è stato portato via. E nel vuoto prosciugato di ogni valore e bellezza, è come se lì adesso ci fosse una discarica di rifiuti.»

Francesco Salvador, cinquantenne, avvocato di successo. Una domenica, insieme a moglie e figli, si imbarca per una gita sulle isole della laguna veneta. Ma non riesce a godersi la bella giornata, il cellulare squilla in continuazione, e i fili della sua vita si aggrovigliano sempre di più. Francesco ha fatto i soldi vendendo i terreni lungo il fiume comprati con il duro lavoro di suo padre. Sul letto di morte gli aveva promesso che non li avrebbe mai venduti, in realtà li ha ceduti e ora sono utilizzati come cave di ghiaia e discariche. Ne è rimasto uno solo, quello su cui abita il vecchio zio. La situazione gli è ormai sfuggita di mano e precipita nel corso della giornata…

Un romanzo di atmosfere e rimpianto, in cui l’ironia lucida e disperata della prosa di Avoledo racconta il progressivo deterioramento dei nostri fiumi e delle nostre vite.

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L’ Insoddisfazione

insoddisfazione1 INSODDISFAZIONE



L’ insoddisfazione è un sentimento di non appagamento e, di conseguenza, di malessere più o meno accentuato. Essa è presente in noi, alternandosi con il suo opposto “soddisfazione”, fin dai primi attimi della nostra vita, allorché i nostri bisogni primari, di cui si occupa la mamma, sperimentano l’appagamento (per esempio, dopo la poppata) e l’inappagamento (la fame che precede la poppata) più volte al giorno.
Nell’adulto l’insoddisfazione lascia gli schemi della prima infanzia e si porta su piani più maturi: esistenziale, creativo, sentimentale, sessuale, professionale, ambientale, potendo talora restare legato in profondità ad antiche frustrazioni da bisogni.

Avere ciò che serve
La parola “insoddisfazione” deriva dal latino satisfacere, che letteralmente significa fare abbastanza, produrre il necessario. Satisfactum è perciò colui che ha il necessario. Ed è proprio su quest’ultima parola, che si basa il senso vero dei termini soddisfazione e insoddisfazione.
A seconda, infatti, di quello che ognuno di noi ritiene necessario per se stesso e per la propria vita, è possibile essere appagati o no, felici o infelici. Basta dunque un attimo per comprendere come gran parte della nostra felicità dipenda dalla capacità di intuire il “vero necessario”.

Solo il vero necessario dà la felicità
Ci sono persone agiate o ricchissime che hanno non solo il necessario, ma anche tutto il superfluo e sono degli insod disfatti cronici, dei depressi alla ricerca continua di stimoli che alla fine si rivelano vacui; e ci sono altri che vivono di poco e sono felici di quello (ciò non toglie ovviamente che ci siano dei ricchi felici e dei poveri infelici…). Ci sono persone che hanno dato l’anima per avere la vita che credevano “necessaria per essere felici” (riconoscimenti, partner ideale, successo) e invece sono sempre frustrati e inappagati, e altri che, con naturalezza, stanno bene senza sforzo nella loro vita.
Come mai? L’equivoco nasce dal fatto che la maggior parte dei bisogni che credi di avere sono indotti dall’esterno, dai modelli, dai genitori, dagli insegnanti, dalla cultura e dalla società, e anche da ciò che di tutto questo è entrato nel nostro super-Io.
Pensiamo di aver bisogno di certe cose ma non è così, e una volta raggiunte si apre il “non senso”. E da adulti è difficile poi sapere cosa ci serve davvero e cosa no. Ma l’inghippo è tutto qui.
Se riuscissimo a fare silenzio, a far tacere tutte le mille voci — non nostre — che ci urlano nel cervello, e ci mettessimo in una condizione di estrema semplicità, in breve emergerebbe il nostro “vero necessario”, che è fatto proprio per noi e che è ben più raggiungibile di quanto pensiamo. Anzi, spesso è già qui. Bisogna solo accorgersene.

I SI e i NO dell’INSODDISFAZIONE

Spesso, crediamo di avere bisogni che in realtà sono indotti dal mondo esterno. Ma ciò di cui abbiamo bisogno, in realtà, è già qui e aspetta solo d’essere riconosciuto…

SI
• Fai digiuno dei soliti appagamenti Senza uscire dalla vita che stai facendo – quindi senza agriturismi “monastici” salubri ma disorientanti — rendi più semplice la tua vita quotidiana, inserendo spazi e momenti in cui non fare nulla che sia finalizzato ai soliti bisogni.
Questo digiuno di qualche giorno ti aiuterà a capire se essi fanno parte dei tuo “vero necessario”, l’unico che può renderti felice.

NO
• Lamentarsi / Non serve, anzi ricrea nel cervello un continuo senso di frustrazione, allontanando la possibilità di risolvere la situazione.
Secreta il tuo inappagamento, totalmente. Il cervello così “addensato” produrrà nuovi sguardi sulla realtà.

tratto da “Il Dizionario della Felicità”

di Raffele Morelli


Caroline Carini

La Rivoluzione Interiore

Vivendo sotto l’occhio della tigre

Edizioni del Cigno
Fallimenti di coppie, insoddisfazione, odio, angoscia, collera, paura e il vuoto interiore sono emozioni e drammi annientatori che hanno sempre tormentato l’uomo. Si manifestano ripetutamente nelle vite di ognuno di noi come un cerchio vizioso senza apparente via di uscita.

Spesso cambia la scenografia e gli attori, ma, gira e rigira, il copione è sempre lo stesso. Le nostre istituzioni religiose ci insegnano di accettare tutto ciò senza una spiegazione, perché solo attraverso la sofferenza l’umanità può crescere e acquistare una maggior forza interiore.

Ma è vero, oppure questa regola è stata insegnata solo in parte? E’ possibile trovare una via d’uscita dal proprio cerchio, chiudendo una volta per sempre il sipario sui drammi delle nostre esistenze?

Questo libro vi svelerà la via.

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Jack Lawson

Stabilire Traguardi e Raggiungerli – Nuova Edizione

Come raggiungere i Vostri Obiettivi: un metodo formidabile per chi ha deciso di cambiare la sua vita!

BIS

Spesso, per lo più inconsciamente, siamo schiacciati da circostanze che ci fanno sentire persi, frustrati, inadeguati.
Chi non ha mai sperimentato situazioni che parevano insormontabili e, magari a causa di queste, ha visto naufragare i propri desideri e progetti? Ma questo da oggi può cambiare!

La prima ricchezza dell’uomo è la coscienza dei suoi sogni e desideri profondi; prenderne atto, dialogare con quella parte di sé che rimane spesso inascoltata, può essere l’inizio di una vita più gratificante e luminosa. Lawson insegna esattamente questo: come uscire dal gorgo dei nostri tentativi falliti, dall’insoddisfazione, dalle lamentele che non portano a nulla. Cambiare! In modo costruttivo, secondo i nostri desideri.
Jack Lawson ci propone un vero e proprio manuale di educazione al successo in cui ci spiega, passo dopo passo, come ottenere ciò che vogliamo rimuovendo gli ostacoli per realizzare quello che ci siamo proposti, trasformando le idee da desideri a realtà.

Con i problemi c’è soltanto una via d’uscita: risolverli quando hanno una soluzione o prescindere da essi quando non ce l’hanno e, soprattutto, essere sufficientemente saggi da distinguere la differenza.

L’edificio di un grande successo si costruisce con pazienza, perseveranza e tanti mattoni: i piccoli successi quotidiani che ricostruiranno in noi un’identità “vincente”. Anche gli errori in questa nuova ottica, saranno rivalutati come tappe di apprendimento, veri e propri segnali stradali sulla via che ci porterà ai nostri traguardi.

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