Dibattito sul Karma

Jodorowsky e Buddhismo: dibattito sul Karma

«L’Universo è un corpo in espansione. In questo mondo chi non cambia retrocede. Quello che io voglio è una rottura, un’interruzione degli atti ripetitivi. I pensieri di tipo maniacale, i sentimenti folli e fissi, le azioni cosiddette tradizionali, i limiti imposti da una religione mal interpretata, la vita controllata dalle industrie. Tutte queste cose sono fisse, mentre il futuro ci richiede uno sviluppo della coscienza. Io non credo nella rivoluzione, credo nella mutazione, nella ri-evoluzione poetica».

Alejandro Jodorowsky sorprende e incanta in ogni situazione. Queste parole sono un piccolo estratto di una lunga intervista che ci aveva gentilmente rilasciato a Milano. Le abbiamo scelte come incipit di questo scritto, poiché sembrano essere antesignane di un dibattito che Jodo (come è affettuosamente chiamato dagli estimatori) avrebbe tenuto mesi dopo, a Firenze, incentrato sul tema del Karma. L’incontro, tenutosi l’8 marzo 2009, rientrava in un programma seminariale di due giorni organizzato dal dott. Alessandro Lampugnale, professionista nel campo dello sviluppo dei potenziali umani e della strategia d’impresa, e dall’Istituto Lama Tzong Khapa di Pomaia, fra i centri più importanti del Buddhismo Mahayana in Europa.

L’evento ha visto la partecipazione di Lama Ghesce Tenzin Tenphel, dal 1998 maestro residente dell’Istituto. Il dibattito è stato animato dal confronto di due visioni apparentemente opposte e differenti, ma che in realtà hanno la stessa meta: la felicità e l’evoluzione dell’uomo.
Jodo, essendo un artista e un poeta mistico, ha voluto precisare come ogni sua frase e ogni suo gesto siano la diretta conseguenza di ciò che ha sperimentato nella sua lunga, intensa esistenza, meravigliosamente descritta nel libro “La danza della realtà”.

Attingendo alla sua esperienza, come regista, attore, drammaturgo, autore di pantomime, artefice del movimento panico (con Fernando Arrabal e Roland Topor) e ideatore poi della psicomagia e della psicogenealogia, afferma: «Ciò che accade oggi è la ripetizione del passato, dei condizionamenti familiari e sociali. Noi siamo esseri con un progetto che viene dal futuro. La virtù è seguire e obbedire ai richiami di questo progetto».

Un pensiero, raccolto durante il dibattito, che non stupisce. Per chi segue da anni le sue attività, sa che opera artistica per lui significa “creare coscienza, presa di coscienza, passare dal livello inconscio a un maggior grado di consapevolezza fino ad arrivare a un’enorme coscienza”. Questo processo è un filo conduttore che lega i suoi lavori e costituisce la base della sua filosofia e pratica di vita.

Lama Ghesce Tenzin Tenphel ha ricordato che il potenziale del karma si amplia col tempo. Le azioni negative generano sempre sofferenza, mentre le azioni positive producono felicità. «Siamo noi gli artefici delle azioni, attraverso il corpo, la mente e la voce, e possiamo generare azioni virtuose o non virtuose. È quindi importante capire come reagisce la nostra mente di fronte alle situazioni della vita. È importante conoscere noi stessi. Se non conosciamo noi stessi, gli altri non possono conoscerci».

Entrambi, seppur da angolazioni diverse − da un lato, dalla prospettiva buddhista, dall’altro, da una filosofia mistico-surrealista-alchemica − invitano gli esseri a guardarsi interiormente, a meditare su se stessi in connessione con l’energia cosmica, a comprendere i lati oscuri e solari dell’anima e a iniziare un cammino evolutivo individuale, ma che per riflesso si estende e si propaga agli altri.

Il seminario è stata un’occasione per ripercorrere non solo alcuni punti essenziali dell’arte di Jodorowsky e specifici insegnamenti del buddhismo tibetano, ma anche per aiutare la ricostruzione della nuova sala di meditazione dell’Istituto. I partecipanti infatti hanno sostenuto con la loro presenza e con il loro contributo, a raccogliere proventi destinati al restauro dell’ala demolita dal devastante incendio, avvenuto poco dopo l’alba del 26 dicembre 2008. Il rogo ha distrutto completamente il gompa principale, la grande sala di meditazione, volatilizzando per sempre nell’aria oggetti di inestimabile valore: antichi libri, preziosi testi tibetani (alcuni offerti in dono dall’attuale Dalai Lama, ospite del centro in quattro diverse occasioni), statue, l’altare, e tangke.

Il grande Maestro tibetano Dagri Rinpoce, nato in Tibet nel 1958 e fuggito in India nel 1982, insegnante di filosofia e di altre discipline, nonché saperi buddhisti, ha evidenziato: «Ciò che è accaduto va considerato come l’annientamento di quegli intralci alla pace e all’unità delle forze positive».
La ricostruzione comporterà un notevole dispendio di energie e denaro.

Chi volesse manifestare la propria solidarietà, inviando un sostegno concreto, può contattare la Direzione dell’Istituto Lama Tzong Khapa (e-mail: info@iltk.it).
È stato inoltre aperto un conto corrente, dove devolvere piccole o grandi somme. Per maggiori dettagli, segnaliamo il sito dell’Istituto: http://www.iltk.it

Silvia Turrin  http://www.auraweb.it/articolo_benessere.asp?cid=24&aid=1859

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Una terapia panica

Come invertire la rotta delle nostre paure, sciogliere i nodi del malessere, sfondare i muri dell’incubo?

Il Dito e la Luna

Racconti zen, haiku, koan

Un antico proverbio orientale dice che quando il saggio indica la luna, lo sciocco guarda il dito….
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LA Mente Quieta

quieta-mentale1 LA MENTE QUIETA

È UNA SORGENTE DI SOLUZIONI

Per aumentare la qualità della risoluzione dei problemi è importante che la mente non rimugini sui loro come e perché e sulle risoluzioni che crede siano le migliori, ma è bene che si quieti per farsi trovare dalle risposte essenziali. Cercare di comprendere per forza i (presunti) perché, le (presunte) conseguenze, le (presunte) cause… può facilmente essere un modo della mente:

– di turbarsi e ostacolare l’emersione di risposte qualitative;

– di opporsi alla maturazione della consapevolezza,

– di aggrovigliarsi e perdersi nei meandri del concettualizzare non consapevole, alla ricerca di fuorvianti risposte dualistiche, mentre quelle fondamentali non lo sono. Cercando risposte in modo poco consapevole la mente induce anche la formazione di risposte poco veritiere condizionate da forme pensiero ed emozione limitanti e devianti;

– di sforzarsi per mantenere il controllo che immagina di avere e questo è una prova della sua  incapacità di abbandonarsi alla Reale Identità ed è un ostacolo per la risoluzione  dei problemi;

– di star trovando le vere ragioni, mentre sta soltanto girando attorno ai propri abbagli, fuorviata dal tentare di definire la causa di ciò che è:

o        senza una ragione precisa, nel senso che è una conseguenza di processi onnicomprensivi – tutti i processi influiscono in una certa misura su tutti i processi;

o        fondamentalmente senza ragione perché avviene come conseguenza delle cause effettive che essendo sul piano della Coscienza sono “di là” di ogni ragione, la quale è relativa all’intelletto e in senso più ampio alla mente. In base al sapere con cui è programmato l’intelletto, la mente  può definire una miriade di ragioni (cause) e molteplici possibili conseguenze. Queste definizioni e conclusioni possono essere più o meno qualitative, ma non possono in alcun modo cogliere veramente nel segno. Nell’ambito della Coscienza  non ci sono né pensieri, né avvenimenti, né emozioni, né immagini, né tempo, né spazio, né alcuna ragione (definibile intellettualmente), ma ci sono processi di là della comprensione. Le cause effettive sono sempre incomprensibili.

Quando passeremo oltre la comprensione, avremo la Conoscenza. La ragione fu l’aiuto, la ragione è l’ostacolo.

Sri Aurobindo

Le risposte qualitative ed essenziali emergono con il quietarsi della mente. Divenire veramente significa sostanzialmente il quietarsi della mente, non il suo turbarsi con analisi nocive che spesso diventano analisi dell’analisi dell’analisi dell’analisi…

Non falcidiarti l’intelletto con domande sul come e sul perché!

Cogli semplicemente la pienezza dell’attimo che è.

Vivilo pienamente.  Essendo l’attimo stesso, sino al trascendimento del tempo.

Domanda forse banale ma sicuramente molto indicante: Per fare l’acquisto migliore, è più saggio paragonare i prezzi di mille negozi, oppure venire a sapere direttamente qual è il negozio ottimale per l’acquisto?!

Trasforma la ragione in un’intuizione ordinata; che tutto in te sia luce. Questa è la tua meta.

Sri Aurobindo

Fonte: http://www.andreapangos.it/aiutare_il_prossimo_e_se_stessi_e_il_mondo.html

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Corso di Andrea Pangos:

Trasformare il rancore in Perdono e i sensi di colpa in Amore

Il Pianto: l’essenza dell’emozione

Il Pianto: l’essenza dell’emozione


pianto1

La ghiandola lacrimale permette agli occhi di muoversi liberamente, senza attrito, restando costantemente puliti. In essa risiede dunque, per analogia, la libertà di guardare senza pregiudizi e la capacità di rinnovare le proprie idee rispetto alla realtà che ci circonda. Sia fisicamente che mentalmente, l’uomo ha infatti bisogno di uno sguardo che non si fissi sulle solite cose, ma che sia dinamico e aperto al cambiamento. E la ghiandola lacrimale, nella sua funzione di consentire l’apertura e la chiusura degli occhi, esprime propriamente la capacità di passare da uno sguardo/atteggiamento introspettivo a uno rivolto verso l’esterno e viceversa; può dunque raccontarci qualcosa riguardo al rapporto tra l’inconscio e la coscienza.
È perciò fondamentale cogliere appieno il significato simbolico delle lacrime: esse rappresentano il distillato della vita emotivo-affettiva.

Il pianto esprime l’essenza dell’emozione che si sta vivendo: dolore, commozione, piacere, spavento. Tuttavia, anche il pianto apparentemente privo di motivazione concreta è significativo: segnala che il cervello, di tanto in tanto, ha bisogno di secernere questa essenza per “lavar via” dalla mente pensieri, emozioni, ricordi tristi, dolori… che rischierebbero di intossicarlo.

Un disturbo di questa ghiandola, quindi della lacrimazione, in genere indica:
– una difficoltà a guardare la realtà senza giudizi e modelli, come accade nella xeroftalmia, patologia che rende l’occhio più secco e i suoi movimenti più dolorosi; essa rappresenta un ostacolo nel cambiare punto di vista;
– una negazione dell’espressione di alcune forti emozioni, per esempio, la congiuntivite allergica, pur nel disagio che procura, consente alla persona un pianto che di solito viene trattenuto;
– La resistenza a liberarsi del passato, dal ricordo, dalla sofferenza: ci si è a tal punto identificati in essi, da ritenere che debbano rimanere presenze costanti della nostra vita. “Scioglierli” in lacrime… non si può.

Fonte: ” Dizionario di Psicosomatica”  Raffaele Morelli



Osho

Il Gioco delle Emozioni

Liberarsi da rabbia, paura e gelosia

Oscar mondadori

Paura, rabbia, gelosia invadono la nostra mente ogni giorno, rischiando di travolgerci, di annientare il nostro equilibrio minacciando le nostre relazioni affettive e la nostra salute. Cosa fare, dunque? Reprimere queste emozioni negative se esprimerle è così dannoso?

Osho ci indica una terza via, più fruttuosa: quella della comprensione. E per arrivare a questo importante traguardo ci ha lasciato questo testo: un libro da centellinare, tante massime su cui meditare senza fretta, parole da lasciar decantare dentro di noi, per illuminare gli angoli più nascosti della nostra psiche e risvegliare la nostra parte più compassionevole e sapiente.

Andando ben oltre la psicologia classica, il grande maestro di spiritualità ci aiuta ad acquisire strumenti in grado di generare una fonte di quiete e armonia e ci insegna a giocare con le nostre emozioni senza timori e preclusioni.

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Daniel Goleman Dalai Lama

Le Emozioni che Fanno Guarire

Conversazioni con il Dalai Lama

Oscar mondadori

Come interagiscono cervello, sistema immunitario e stati emotivi? La meditazione può produrre effetti positivi sulla salute? Quali emozioni si accompagnano a una migliore qualità della vita? In che misura le condizioni psicofisiche di un individuo traggono beneficio da una crescita dell’autostima?

In occasione degli incontri della terza Mind and Life Conference, svoltasi nel 1991 a Dharamsala, in India, alla presenza del Dalai Lama, illustri scienziati occidentali e maestri buddhisti hanno cercato di rispondere a questi e ad altri interrogativi di carattere scientifico ed etico.

Daniel Goleman ha raccolto alcuni degli interventi e dei dibattiti più significativi della conferenza.

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Sulla Coerenza e sul Coraggio: Oriana Fallaci

ORIANA FALLACI

Sulla coerenza e sul coraggio

Da F. Z. Castelfidardo (AN) :

oriana-fallaci3“Vedete , ci sono due metodi per giudicare le persone . Uno molto semplicistico: si giudicano le persone per quello che dicono . Un altro molto più profondo ed esaustivo : si giudicano le persone per quello che dicono e per quello che fanno . Ecco , avvicinandosi ad Oriana Fallaci non si può fare a meno di capire quanto il primo metodo sia ( passatemi l’espressione ) ….fallace , mentre per avere un’opinione su di lei bisogna per forza ricorrere al secondo metodo , quello cioè dove la parola si coniuga con l’azione , dove la coerenza si sposa con il proprio credo , e dove è possibile riscontrare fin da subito se la parola era mera illusione ed inganno , o se invece era figlia della propria coscienza , ragione per cui si legittima il proprio verbo ancorandolo a ciò che si pensa sia la verità assoluta .

Supportare la parola con i fatti è quanto di più ostico e difficile possa esistere . Il tutto richiede coerenza , coraggio , sprezzo del pericolo e del ridicolo , sopportazione quasi stoica delle critiche più o meno interessate che verranno . Sarebbe molto più facile parlare bene e razzolare male. Da noi, in Italia , lo fanno quasi tutti i politici , tanto è vero che è diventata la scorciatoia per accedere comunque al rispetto della gente , che , purtroppo , nel giudizio si ferma all’apparenza senza andare oltre , vanificando così la sicura scoperta di inganni che rimangono , di conseguenza , inesplorati .

La Fallaci invece ha fatto della coerenza una propria ragione di vita onde per cui la simbiosi tra parola ed azione , nel suo caso , è talmente garante di una filosofia di vita che per forza di cose c’è da credere a ciò che dice , senza riserva alcuna . E non è che non ci siano , o non ci siano state , correzioni in corso d’opera . Coerenza con se stessi vuol dire l’ammissione , anche se postuma , di errori di valutazione , come quando , coinvolta dagli eventi e dalle emozioni che sempre enfatizzano certi momenti , prendeva posizioni più o meno velatamente antiamericane nella guerra del Vietnam, salvo poi , a mente fredda , rianalizzare le vicende ed emettere giudizi più ponderati che rivalutavano le ragioni dandone le giuste collocazioni . L’importante era essere in pace e in sintonia con la propria coscienza.

oriana-fallaci2Oriana è stata sempre in prima linea, sia in tempo di guerra quando disdegnava il comodo approdo in una stanza d’albergo preferendo la trincea là dove una pallottola può sempre attraversarti il corpo rubandoti la vita in un amen , sia in tempo di pace quando ad imperversare erano svolte epocali della società che non la vedevano consenziente e tormentavano la sua anima .
Molti , al suo posto , avrebbero evitato di mettersi in gioco , del resto fama , onori e rispetto non le mancavano essendo considerata una delle migliori giornaliste al mondo . Poteva lasciar scorrere i suoi giorni all’insegna del successo indiscusso e indiscutibile , senza andare a polemizzare con controparti che l’aspettavano al varco sol perché lei si rifiutava di adeguarsi al political correct , come si usa dire oggi . E invece lei no , quegli occhi che avevano visto la cruda realtà di tanto sangue scorrere in terra , di carni straziate sol perché certe idee esasperate avevano reso possibili le guerre tra i popoli , non potevano far finta di niente di fronte a distorsioni abnormi della verità . Ecco perché lei si è rimessa l’elmetto , montando in sella a quella incoscienza , che seppur ponderata, l’aveva portata sulla soglia pericolosa di tante battaglie e si è tuffata nell’agone per far sentire alta la sua voce contro gli ipocriti che , forse per convenienze personali , andavano portando la società alla deriva legittimando fatti e circostanze che stravolgevano la logica e la verità .

Da questa coraggiosa presa di posizione , che la costringe a vivere sotto scorta in quanto minacciata di morte , da questo atroce bisogno di raccontare le cose con l’intento di fermare la pericolosa deriva verso la catastrofe , da questo grido disperato verso una società disattenta che balla sulla tolda della nave inconsapevole che l’impatto con l’iceberg sta per arrivare , sono nati i suoi due libri : “ LA RABBIA E L’ORGOGLIO e la FORZA DELLA RAGIONE .

Ad onor del vero i due libri sono l’uno il complemento dell’altro . Fu all’indomani della tragedia dell’11 Settembre a New York , che la Fallaci sintetizzò in maniera illuminata nè “ La Rabbia e l’Orgoglio” i sentimenti e le angosce che l’avevano pervasa dopo il crollo delle due torri . In quell’analisi , seppur lucida , prorompevano inarrestabili e dominavano : la rabbia, lo sgomento, l’indignazione e lo sconcerto verso un mondo, quello islamico , che aveva potuto inscenare una tragedia così macabra e devastante . A balzare agli occhi era un’acredine verso tutto quello che proveniva da quella religione, anzi da quella filosofia che nega ogni anelito di libertà e di democrazia . Tra smanie di vendetta e moniti all’umanità , aggrappandosi all’orgoglio , la Fallaci metteva in guardia la società dalla strategia strisciante dell’islamismo , sia esso radicale e non , che tutto pervade e penetra in maniera subdola e devastante. La foga e la crudezza dell’articolo hanno innescato, come d’uso, le reazioni più diverse. I più hanno fatto ricorso a giudizi negativi, dove aleggiava un compatimento quasi misericordioso verso una mente tarata da bollenti spiriti che vedeva tutto in negativo e sembrava voler infilzare mulini a vento immaginari ammantandosi di ridicolo .

Poi avvenne la tragedia di Madrid , dove morirono tantissime persone. Una immane carneficina proveniente sempre dalla stessa mano e mossa dalla stessa matrice islamica. E’ stato allora che la Fallaci , raccattando quanto gli era rimasto del discernimento e della ponderatezza propri dell’intellettuale , e avvertendo l’imminenza del pericolo , ha dato vita al secondo libro sul tema, intitolandolo emblematicamente : La Forza Della Ragione. E per un motivo molto semplice : semmai i lettori avessero confuso le sue precedenti tesi ritenendole inquinate solo da ottuse prese di posizione verso una religione da condannare…. a prescindere , attraverso la Ragione , anzi attraverso la Forza che dovrebbe essere insita nella Ragione , la gente avrebbe dovuto soffermarsi a riflettere , e a considerare la minaccia di un annientamento, come prossima e per nulla peregrina . La Fallaci , attraverso ragionamenti lucidi e propri di una disamina profonda e sentita , constata che il terrorismo non è l’unico aspetto della strategia araba per il dominio sull’occidente , ma solo il volto più sanguinario e conclamato , in quanto scopo occulto , ma facilmente deducibile dai fatti , è quello di distruggere gli occidentali dall’interno, insinuandosi nella cultura , imponendo le propri leggi , pretendendo rispetto senza dare contropartite , asservendo la democrazia esistente ai propri disegni di conquista , ricorrendo alla proliferazione dei figli per sovrastarci anche numericamente e , in ultima analisi, diffondendo il verbo islamico per renderci schiavi di una filosofia di vita che disconosce ogni diritto e annulla ogni personalità .
oriana-fallaciLa Fallaci ha addirittura dato un nome a questo processo di disfacimento che si sta maturando . L’ha chiamato con un neologismo efficace ed eloquente : “ EURABIA” , un acronimo che vuol dire una Europa invasa e compenetrata dall’Arabia . Una minaccia che fa leva sul declino della ragione di noi occidentali che facciamo conto sulla nostra invulnerabilità a certi concetti che negano democrazia e libertà , sulla consapevolezza di una società superiore che si è data regole che hanno posto al centro l’uomo e il conseguimento della felicità , sulla certezza che , comunque sia , alla fine sarà sempre l’illuminismo a trionfare sull’oscurantismo . Niente di più sbagliato secondo lei . La Fallaci , tramite questo libro urlato con tutta la rabbia che ha in corpo , ammonisce l’Occidente che sta rischiando di brutto e che si troverà ben presto a varcare una soglia di non ritorno al di là della quale le nostre donne verranno considerate poco più che cose, e il progresso una sorta di colpa da espiare e da non reiterare riportando le lancette del tempo indietro di secoli .

Attraverso il racconto di episodi vissuti , la Fallaci scopre con angoscia quanto la minaccia dell’Islam sia una realtà che sta affondando sempre più le radici nella società occidentale , una società disponibile ad accettare qualsiasi diversità ,sia essa religiosa che di costume , in modi irragionevoli , supini , senza filtri e senza ripulse . E’ questo atteggiamento che la nostra scrittrice depreca , e avendo il dubbio che non fossero stati sufficienti nel primo libro la rabbia e l’orgoglio , sentimenti scaturenti dall’irrazionale e dall’istinto primordiale e per questo volatili e criticabili ; per suscitare reazioni e prese di coscienza, fa ricorso alla … Forza della Ragione costruendoci sopra un libro per illuminare le coscienze nella speranza che qualcuno apra gli occhi prima che sia troppo tardi .

La Fallaci , presa com’è dall’impeto e dall’impulso, nega qualsiasi ospitalità a tentativi che contemplino almeno un qualche dialogo tra le due civiltà , negando agli islamici ogni pur minima parvenza di buonafede, e non facendo distinzioni tra islamismo e fondamentalismo , anzi rimandando per ogni giudizio al Corano, là dove il cristiano è considerato un infame e un infedele da eliminare senza se e senza ma , ammonendo così che già fin dai loro testi sacri è esclusa ogni trattativa di pace che prospetti la buona convivenza tra i due popoli . E per dar forza alla sua tesi cita la sura del Corano là dove si recita : “ Allah non permette ai suoi fedeli di fare amicizia . L’Islam sormonta , non si fa sormontare . Non siate deboli con il nemico , non invitatelo alla pace . Uccidete gli infedeli ovunque si trovino . Assediateli e combatteteli con ogni sorta di tranello “ . E’ pur vero che non sempre si deve reagire con l’occhio per occhio e il dente per dente , certi estremismi possono essere pericolosi ,di certo però neanche il lassismo e la supina sudditanza di noi occidentali verso chi sparge terrore al sol fine di prevalere attraverso l’intimidazione e la minaccia , è il giusto atteggiamento per arrivare all’azzeramento delle differenze e delle discordanze.
Tempi difficili ci attendono , e pur perseverando nell’intento pacifico di gettare un ponte tra le due civiltà , è in momenti confusi come questo che non si può prescindere dal ricorrere a menti illuminate come quella di Oriana Fallaci . Dobbiamo quindi tenere conto della sua disamina della realtà , anche se delimitandone certi eccessi e certe escandescenze , anche perché , a parte i toni convulsi e le invettive eclatanti , c’è sempre da fidarsi di una persona che ne ha viste tante e che ha fatto della coerenza tra la parola e l’azione la propria filosofia di vita .

Riflessione: quel’è, secondo te, il giusto atteggiamento?

http://www.iostoconoriana.it/site/content.php?article.964



Oriana Fallaci

La Rabbia e l’Orgoglio

Rizzoli

Con “La rabbia e l’orgoglio” Oriana Fallaci rompe un silenzio durato dieci anni. Lo rompe prendendo spunto dall’apocalisse che la mattina dell’11 settembre 2001, non molto lontano dalla sua casa di Manhattan, disintegrò le due Torri di New York.

Preceduto dal clamore che la parte pubblicata dai giornali in Italia e all’estero suscitò diciotto giorni dopo l’immane tragedia, il libro si presenta nella sua versione originaria e integrale. Il testo è inoltre arricchito da una prefazione in cui la Fallaci spiega dove esso nacque e in cui descrive la realtà globale della Guerra Santa. Una prefazione dove a sorpresa parla anche di se stessa: del suo lavoro, del suo ermetico isolamento, delle sue scelte rigorose e spietate.

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Stefano Allievi

Ragioni senza forza, forze senza ragione

Una risposta a Oriana Fallaci

Emi

“Il libro di Stefano Allievi è efficace e mordente, ma allo stesso tempo saggiamente moderato nei toni. Non è facile, infatti, inserirsi nel rovente dibattito sullo scontro di civiltà. Le argomentazioni di Oriana Fallaci, che hanno provocato reazioni tra intellettuali, giornalisti, politici e gente comune, fanno riflettere: qual è oggi il nocciolo della cultura occidentale? Dov’è oggi quella religione civile che ha mobilitato culture e modelli politici attorno ai valori di libertà, diritti umani, uguaglianza, laicità…?

Fallaci ipotizza che oggi questa cultura si debba esprimere per contrapposizione: è occidentale tutto quello che si oppone all’islam. Noi siamo convinti che debba esprimersi, invece, nell’interazione, ovvero nella logica del dialogo, dell’incontro, della negoziazione di valori condivisi.

L’Autore ricorre alla metafora del fiume e dello stagno. L’Occidente delle torture nella prigione di Abu Ghraib è un fiume o uno stagno? E l’Islam europeo è acqua stagnante o acqua corrente? È giusto provare a comprendere gli eventi sulla base di altri dati e di altre opinioni, per rendere meno unilaterale il nostro giudizio. Insomma, discutiamone.

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Concezione psicosomatica della malattia: OMEOSTASI E FORZE RISANATRICI NATURALI

omeostasiL’Omeostasi e le Forze Risanatrici Naturali


Nella concezione psicosomatica della malattia, l’ammalarsi e il guarire rappresentano gli eventi estremi di un processo interno di auto-organizzazione dell’organismo, detto “omeostasi”. Quando i meccanismi omeostatici, che permettono all’organismo di mantenersi in equilibrio, vengono alterati, si ha l’evento malattia, così come lo stato di salute è il frutto di un automatismo omeostatico, i cui fini meccanismi di regolazione biologica non sono percepibili dalla coscienza perché avvengono nell’inconscio corporeo.

L’uomo moderno pretenderebbe di risolvere rapidamente ogni malattia con medicinali specifici, evitando così di dedicarsi alla ricerca delle “cause” dei propri squilibri interni e demandando ai farmaci funzioni che l’organismo potrebbe svolgere in maniera autonoma o al massimo con l’ausilio di medicamenti blandi (ovviamente esulano da questo discorso condizioni gravi e pericolose come traumi o infezioni dovute ad agenti virali esterni aggressivi e mortali).

La malattia fa parte della vita e l’arte della guarigione fonda le sue basi nella capacità di essere consapevoli di quali eventi, piccoli o grandi, hanno alterato l’equilibrio della nostra unità psicosomatica: i farmaci possono agire sui sintomi nel breve termine, ma nel lungo periodo è necessario prendere consapevolezza dei ritmi, dei tempi, dei bisogni, delle pulsioni e dei possibili stati conflittuali del nostro corpo, della nostra mente, della nostra vita, di noi stessi.

da Enciclopedia Microsoft Encarta:

lemma: “Ippocrate di Cos (enciclopedia vers. CD)

Articoli collegati:



Riccardo ForlaniLa Medicina delle Cause

Manuale di terapie naturali applicate alla psiconeuroendocrino-immunologia. Per capire la medicina biologica e preventiva

Akros Edizioni

Al di là dell’aspetto prettamente farmacologico, La Medicina delle Cause trasmette un’etica rinnovata del rapporto medico-paziente, invitando ad adottare un punto di vista più globale nell’approccio all’individuo malato; inoltre sollecita il recupero di un ruolo attivo da parte dei pazienti, nella conservazione del proprio stato di salute.La Medicina delle Cause è rivolto a chiunque voglia riappropriarsi della gestione del proprio benessere psico-fisico, comprendendo a fondo i vantaggi di una filosofia della medicina che mira all’individuazione delle cause che hanno provocato la perdita dello stato di salute, ma anche a medici e professionisti della salute che vogliano allargare l’orizzonte delle proprie conoscenze, apprendendo nuovi strumenti terapeutici e nuovi spunti di approfondimento professionale.

La prima parte si concentra sul concetto di omeostasi biologica e pone in evidenza come la malattia sia una perturbazione del perfetto equilibrio biochimico ed energetico che intercorre tra i diversi apparati del nostro organismo.

La seconda parte analizza varie modalità di intervento terapeutico, alternative a quelle della medicina ufficiale, tra cui l’omeopatia, l’omotossicologia la fitoterapia e l’oligometalloterapia, che possono costituire utili strumenti di cura in tutte le fasi prelesionali.

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Rudolf KutzliIl Creativo Disegno di Forme
Natura e Cultura

Il fondamentale lavoro di Rudolf Kutzli sul disegno di forme rappresenta una raccolta di esercizi esposti secondo gradualità in cui viene mostrato un percorso che può essere seguito da tutti coloro che cercano uno stimolo alla propria attività interiore, indipendentemente da qualsiasi attitudine o conoscenza preliminare.

Questa sequenza di esercizi conduce ad un processo di attivazione che porta allo schiudersi delle forze creative sopite in ogni essere umano. Il disegno di forme fortifica il centro del nostro essere, l'”Io”, di fronte alle tendenze che lo minacciano costantemente spingendolo verso un pensiero sclerotizzato, verso crampi e desertificazioni dell’anima, verso l’apatia o l’assenza di guida nella sfera della volontà.

In un’epoca in cui tutto concorre alla paralisi della forza che apporta motivazione, al disseccamento dell’anima, in un’epoca i cui anti-ritmi minacciano di farci ammalare, un allenamento come questo può essere una sorgente di forze risanatrici, vitalizzanti e animicamente attivanti.
Nel settembre del 1919 Rudolf Steiner fondò la prima scuola Waldorf (scuola “steineriana”), basata su una nuova pedagogia, ovvero su un metodo d’insegnamento ispirato alla ricerca di una nuova “conoscenza dell’uomo” (Antroposofia). Nel programma di tale scuola Steiner introdusse due nuove materie, entrambe incentrate sulla forma e il movimento: l’euritmia e il disegno di forme.

Il disegno di forme parla al compositore ritmico nella nostra interiorità che unisce in armonia il formare e lo sciogliere, l’impulso e la quiete, il cosmico e il terrestre, rafforzando la forza del centro.

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